VIA NORMALE AL Bivacco Mascabroni e Cima XI

Percorso aggiornato al 10/09/2023

Geolocalizzazione: Alto Adige, Gruppo delle Dolomiti di Sesto, Settore di Cima XI
Punto di Partenza: Rifugio Piano Fiscalino
Distanza: 25.3 Km (totale - 12,7 salita + 12,7 discesa)
Dislivello: 1850 md+
Tempo di Salita: 8 ore
Periodo Consigliato: Luglio / Agosto / Settembre
Punti di appoggio: Rifugio Zsigmondy Comici o Rifugio Carducci
Tipo di Via: EEA; AD+/D-
Punti Acqua: Nessuno (talvolta presente un rivo d’acqua che dal ghiacciaio del Popera scende verso valle ma l’acqua è demineralizzata e non potabile)

Difficoltà: Per la parete de Zolt (70/80 metri in presenza del nevaio, che diventano circa 100 dopo la metà di luglio quando il cuneo basale di neve si scioglie) tratti di 3° esposti, 2°+ obbligatorio; il sentiero lungo cresta Zsigmondy presenta alcuni passaggi esposti nel vuoto; calata di 45 metri consigliata o passaggi di 3°+ sul traverso che porta a Forcella Zsigmondy.

Attrezzatura:

  • Casco e imbrago

  • Corda da 50 metri; 2 soste; 2 o più rinvii.

  • Scarpe da avvicinamento o scarponi da ferrata/alpinismo.

  • Ad inizio stagione (giugno/luglio) possono essere utili i ramponcini per risalire il nevaio di Busa di Dentro, bastoncini vivamente consigliati.

Valutazione: Panorami mozzafiato e bivacco ben tenuto. Salita molto impegnativa, necessari ottimo allenamento e dimestichezza su terreni esposti e creste di montagna, buona conoscenza delle manovre in corda, delle calate e della progressione in conserva su roccia.

Prefazione:

La via di salita al Bivacco Mascabroni è una vera e propria alpinistica delle Dolomiti, impegnativa e capace di mettere molto alla prova anche chi, come me, di esperienze di questo genere in montagna non è certo carente. Roccia impervia e marcia, che su diversi tratti resta in mano ad ogni appiglio e frana sotto i piedi ad ogni passo. Passaggi in cresta, pareti da arrampicare e disarrampicare, calate in corda doppia e tanta ma tantissima fatica...il tutto certamente ripagato da un panorama che è senza dubbio tra i più belli di tutto l'arco dolomitico ma che richiede anche una preparazione ed un’esperienza davvero di alto livello.

“Non si tratta certo del classico bivacco rosso delle Dolomiti, la salita al Mascabroni è un’esperienza difficile ed una cosa totalmente diversa dalle solite ferrate!” 

Esordisce così Matteo che, nonostante abbia appena realizzato un suo sogno, si è ampiamente reso conto di quanta fatica e preparazione tecnica sia stata necessaria per salire fin qui. E non ha assolutamente torto, anzi! Per raggiungere il bivacco Mascabroni e la “mensola”, un’angusta cengia di 20 metri quadrati alla base del massiccio di Cima XI sulle Dolomiti di Sesto, è necessario essere degli alpinisti esperti. Non tanto perché lungo la via di salita siano presenti diverse e numerose insidie o passaggi esposti, quanto più perché la roccia (soprattutto nel tratto che da Cresta Zsigmondy scende all’omonima forcella) è tra le più instabili e franose che le mie mani abbiano mai stretto. Se a tutto questo si va ad aggiungere che la parete De Zolt, un tempo gradata come un facile 2° grado dolomitico, si è andata col tempo a deperire, inasprendosi e rendendo più difficile la salita, la via che oggi porta fino a questo bivacco è ormai da considerarsi come difficile e quindi alla portata esclusiva di escursionisti con un grado di esperienza decisamente elevato. A chi volesse raggiungere il Bivacco Mascabroni, per coronare un sogno o per godere della meravigliosa vista di cui dalla mensola si può godere, senza però avere quanto descritto sopra si consiglia molto vivamente di affidarsi alle esperte competenze di una guida alpina. (Guide Alpine Sesto Pusteria: https://www.alpinschule-dreizinnen.com/it/#)

Breve storia del Bivacco Mascabroni:

“Spavaldi, rozzi e strafottenti”.
Questo è il significato della parola Mascabroni e questo fu il titolo che Giovanni Sala, capitano di reparto del Battaglione Alpini Pieve di Cadore, decise di affibbiare ai propri uomini nel 1915. A quel tempo sulle Dolomiti imperversava la furia omicida della Prima Guerra Mondiale e, proprio sui costoni del Monte Popera e di Cima XI si combatteva contro gli austroungarici per strapparsi piccoli lenzuoli di desolata roccia.
Nel febbraio 1916, dovendo assolutamente conquistare il Passo della Sentinella, Sala ed i suoi uomini, tutti provetti rocciatori tra cui spiccava il fortissimo alpinista Italo Lunelli, conquistarono silenziosamente e spesso muovendosi in notturna prima la parete De Zolt e successivamente Cresta Zsigmondy e la mènsola (luogo dove oggi sorge il bivacco) in cui il gruppo di alpini costruì una baracca d’appoggio. Da qui il battaglione partì alla conquista delle diverse selle di Cima XI da cui il 16 aprile del 1916, in invernale e prendendo gli avversari completamente di sorpresa, sferrò l’attacco finale verso il Passo della Sentinella in un’operazione che entrò nella leggenda.

Cinquant’anni dopo, grazie allo sforzo dell’associazione Giovane Montagna Sezione di Vicenza ed in particolare alla determinazione di Piero e Paolo Carta, si decise di costruire un bivacco che omaggiasse e rendesse onore ai Mascabroni ed all’impresa che questi eroi avevano compiuto. Tra giugno ed ottobre 1967 quindi venne eretto il Bivacco Mascabroni che da allora si è guadagnato il nome di “Bivacco più bello di tutte le Dolomiti”. In occasione del cinquantenario della costruzione Andrea Carta, figlio di Paolo, che negli ultimi 25 anni ha curato la manutenzione del bivacco ha pubblicato un meraviglioso video che racconta la storia dell’impresa e della costruzione del bivacco. (https://youtu.be/XKAcjKIh9xE?si=iMJpzM83cBHBmNqX)

Avvicinamento

Si lascia l’auto presso il Rifugio Piano Fiscalino, qualche chilometro fuori da Moso Pusteria, per prendere il sentiero 102 fino al Rifugio Fondovalle e poi il 103 che sale verso il Rifugio Zsigmondy-Comici (circa 2 ore). Dal Comici si prosegue sul 103 fino a che, 500 metri prima di raggiungere Forcella Giralba, si piega a sinistra imboccando il sentiero 101 in corrispondenza di quello che una volta era il lago ghiacciato. La traccia sale attraverso dei costoni di roccia fino ad incrociare la “Strada degli Alpini” da cui però ci si distacca imboccando verso destra l’ampio vallone di Busa di Dentro (1 ora). 

Qui il sentiero varia in base alle stagioni, fino a metà luglio infatti è spesso presente un ampio nevaio che risale tutta la vallata raggiungendo la base della parete Est del Monte Popera e di quello che resta del suo ghiacciaio. Da fine luglio in poi invece la neve viene a sciogliersi, lasciando spazio a sfasciumi e ad un flebile sentiero che costringe l’escursionista a procedere su sfasciumi e ghiaioni poco agevoli. 


Si risale quindi gran parte della Busa di Dentro fino a raggiungere un enorme ed evidente masso, situato sopra il nevaio perenne lungo la via di salita al Popera, circa a metà strada tra il nevaio e Forcella Alta di Popera (45 minuti). Da qui è consigliabile indossare l’imbrago e preparare il materiale, per poi salire all’attacco della parete De Zolt, situata sulla sinistra a circa un centinaio di metri sopra il masso.

Via di Salita:

La parete De Zolt vista dall’alto in discesa.

In caso di abbondante presenza di neve (ad inizio stagione) la via di salita si presenta semplificata in quanto l’attacco risulta essere più alto, approdando direttamente su passaggi di 2°/2°+. Da metà luglio in poi invece il nevaio si restringe di molto, costringendo a partire da un punto più in basso che presenta già dalla partenza dei passaggi delicati su roccia con meno appigli (3° grado - 15 metri).

La via prosegue da subito verso destra per incassarsi nell’evidente fessura dove è presente una vecchia corda viola ed un cordino d’acciaio con alcune maglie rapide fissate su nodi, a fungere da primo punto di sosta. Da qui si procede dritti sulla verticale della parete, incontrando in alcuni punti di salita dei chiodi a spit ed alcuni chiodi più datati. Tutte le soste (5 lungo la parete) sono su un unico punto con chiodo cementato ed anello di sicurezza. Dopo circa 70 metri di salita con passaggi di 2°/2°+, si possono scorgere i due enormi anelloni in ferro, qui lasciati nel 1915 dagli alpini che conquistarono questa parete, che segnano la fine della parte di arrampicata.

Dagli anelloni si prosegue quindi verso sinistra su una piccola cengia che poi risale in modo abbastanza evidente verso destra. Qui si consiglia di procedere in conserva, importante la “sicurezza” soprattutto nel primo tratto che risulta essere molto sconnesso e su sfasciumi di roccia. Risalito lo stretto canalone (circa 60 metri di sviluppo verticale) si sbuca sul pianoro che precede la vetta e seguendo i numerosi ometti si guadagnano gli ultimi 50 metri di quota che portano alla sommità di Cresta Zsigmondy, dove è presente la famosa “scala nel cielo” con un primo punto panoramico a 360° che si affaccia sulla piana delle Tre Cime di Lavaredo e sulla magnifica cresta di Cima XI.

La scala nel cielo

Dalla scala si scende in modo abbastanza diretto lungo la cresta sottostante che porta ad una prima selletta (dove è presente un sottile cordino in acciaio per facilitare ed aiutare la discesa) e che prosegue poi in direzione di Cima XI. Il terreno qui si fa gradualmente più tecnico ed impegnativo, con roccia piuttosto instabile/franosa e con numerosi passaggi esposti che seguono i segnalini rossi, spesso non molto evidenti, lungo il filo della linea di cresta (presenti 2/3 chiodi cementati in alcuni punti del primo tratto). Dopo 150 metri di progressione si giunge ad un punto in cui la pendenza si fa via via più accentuata e la traccia prosegue in modo marcato verso sinistra, perdendo quota su un tratto a zig zag prima e continuando verso destra poi lungo uno stretto canalino che conduce ad un evidente anello dipinto di rosso, piantato in un comodo poggiolo che si affaccia sul canalone sottostante.

Da questo punto si consiglia di effettuare la calata in corda doppia fino a raggiungere il fondo del canale (45 metri circa). Una volta calati è vivamente consigliabile lasciare la corda fissata all’anello, che da qui in poi risulta essere abbastanza superflua per raggiungere il bivacco (mentre è invece necessaria per affrontare tutte le altre vie di salita a Cima XI), e che sarà poi molto più comoda da utilizzare, sfruttando due asole prusik/machard, come via agevolata per la risalita. 

Si risale quindi a Forcella Zsigmondy da cui, verso sinistra, si avvia un’evidente traccia che lungo la cengia alla base di Cima XI porta in breve fino al bivacco.

Lungo la difficile e complessa via di risalita (visto che noi non avevamo lasciato la corda fissa sull’anello rosso)

Discesa:

Lungo la stessa via di salita.

Come specificato sopra è molto consigliato il lasciare la corda fissata all’anello rosso di calata, così da poterla utilizzare in fase di risalita come punto fisso di progressione. In caso contrario, da Forcella Zsigmondy sarà necessario effettuare un traverso di 70/80 metri che, su sfasciumi importanti e roccia molto marcia, torna verso l’anello rosso. Questo tratto è indubbiamente il più pericoloso di tutto il percorso e richiede estrema cautela ed un’attenzione davvero alta poichè quasi tutto ció che si tocca/cammina rimane in mano. Lungo la parete sono anche presenti alcuni chiodi/spit che però risultano posizionati in modo troppo scomodo e poco conveniente (nonché poco sicuro) per poter essere utili in fase di risalita.

Nel caso in cui si volesse una via di discesa alternativa per rientrare al Rifugio Piano Fiscalino, dal punto di uscita della Busa di Dentro, è possibile percorrere la Strada degli Alpini fino a Forcella Undici da cui si seguono poi i sentieri 124 e 122 che portano fino al Rifugio Fondovalle e quindi al punto di partenza.


Note:

Possibili difficoltà di orientamento, soprattutto in caso di scarsa visibilità, lungo tutta la Cresta Zsigmondy, nel traverso che scende all'omonima forcella e nel tratto in cengia che arriva fino al bivacco. In caso di maltempo o di nebbia/nuvole basse si sconsiglia vivamente di proseguire, preferendo senza dubbio il rientro al Rifugio Comici

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